Nelle zone di guerra donne e ragazze rischiano di subire violenze da parte dei combattenti. In anni recenti, in molti conflitti lo stupro è stato usato deliberatamente come arma di guerra e strumento di pulizia etnica.
E spesso nella fuga sono costrette a lasciare indietro mariti e parenti che combattono, che finiscono imprigionati, che sono stati uccisi.

Anche nei campi rifugiati le donne possono trovarsi di fronte a situazioni difficili, specie se sono capifamiglia e devono provvedere da sole ai loro figli.

Nel nostro lavoro a favore delle donne puntiamo a sostenere la loro forza e la loro capacità di ripresa, costruendo insieme un percorso perché ciascuna possa migliorare la sua vita, quella dei suoi bambini, della sua famiglia e della sua comunità, giorno dopo giorno.

Proteggiamo le donne, aiutiamo la loro forza

Donne e bambine attualmente sono circa la metà dei rifugiati, sfollati interni e apolidi nel mondo. Le donne non accompagnate, le madri sole, le donne che aspettano un bambino, le donne anziane o disabili sono fra le più vulnerabili. Per loro abbiamo creato programmi specifici di protezione e sostegno.

Nelle emergenze, per le donne costrette a lasciare le loro case garantiamo sistemazioni sicure in cui possono avere privacy, le aiutiamo nell’allestire o aggiustare tende e altre strutture, facciamo in modo che la distribuzione del cibo sia equa e che ci siano servizi igienici separati.
In diversi Paesi abbiamo introdotto anche percorsi specifici per le donne vittime di violenza sessuale e di genere, offrendo loro assistenza medica e psicosociale.

Oltre a fornire protezione immediata e beni di prima necessità, mettiamo in campo programmi più ampi per aiutare le donne rifugiate a costruirsi un futuro più sereno. Con questi interventi le aiutiamo a superare le barriere nell’accesso all’istruzione, a sviluppare e valorizzare le loro capacità, ad ottenere nuove opportunità.

Per far questo organizziamo – ad esempio – corsi di alfabetizzazione e formazione di base, lezioni di economia elementare, percorsi per imparare una professione che un domani potrà diventare fonte di reddito, al ritorno in patria o nel nuovo Paese in cui si stabiliranno.
Coinvolgiamo il più possibile le donne nella gestione dei programmi di assistenza, per dare maggiori opportunità a tutte e far sì che gli interventi siano attuati con equità e attenzione alle esigenze di tutti.

Aiuto e progetti anche dopo il rimpatrio

Anche nella fase di rimpatrio continuiamo il nostro impegno a fianco delle donne rifugiate, con interventi diversi a seconda delle varie realtà.

Qualche esempio? In Rwanda è stato avviato un programma di formazione per le donne parlamentari rientrate dall’esilio, che include l’elaborazione di una legislazione sulle pari opportunità.

In Liberia sosteniamo le organizzazioni non governative e la società civile nella promozione dei diritti delle vedove rimpatriate, che per legge vengono estromesse dalle eredità.

In Guatemala facciamo pressione perché nel settore della proprietà terriera vengano rispettati i diritti delle donne rimpatriate e sia promossa la loro partecipazione a progetti di credito per l’acquisto di terreni.